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Gli Ultimi e l'umile concezione di sè

  • natanastasi
  • 27 giu 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Chi siede all'ultimo posto, per te? Al di là dell'Avere e dall'Essere risiede il principio cristiano dell'amare il prossimo come se stessi, secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo. Ciò però chiaramente sottintende non soltanto un amore ed un'accettazione totale della propria interiorità, ma anche il non fare ad altri quel che non si vorrebbe ricevere. C'è però dell'altro: l'amore, inteso come volere il bene altrui e non come la concezione sentimentalistica oggi diffusa dell'affettività deve prescindere dall'avere idee politiche affini o avverse, dall'essere di destra o di sinistra, dall'avere o no degli interessi comuni ed una visione condivisa dell'esistenza, dall'avere o meno lo stesso credo religioso, dall'esser atei, agnostici, monoteisti o politeisti. E deve prescindere dalla connazionalità, dal tifare per la stessa squadra di calcio, dall'essere colleghi sul lavoro o competitors. Perché son tutti schieramenti e fazioni che rendono l'essere umano fazioso, scissionista ed isolazionista. Far parte, prender parte, esser partigiani, non vuol dire essere di parte.

L'Amore per il prossimo deve prescindere persino dalla simpatia, dall'antipatia, dal "sesto senso", dalla prima impressione, dall'istinto, dai giudizi e dai pregiudizi, dalla professione e dal ceto sociale, dall'età, dal sesso e dal colore della pelle, pure dalla stima e dalla disistima, per scardinare una logica escludente, emancipata a discapito del rispetto assoluto, che è un termine concreto ma universale, slegato dalle ragioni particolaristiche della stima. Motivo per cui l'accoglienza si dimostra nel modo di porsi in relazione alle diversità. E' facile amare chi la pensa come noi e chi ci tratta bene, è lapalissianamente comprensibile, ma in questo c'è un egoismo di fondo che preclude l'essere parte di una stessa comunità civile. Il paradigma epistemologico della cultura italiana è radicato in questi principi da delegittimare.

Potremmo dire che il problema è sempre l'assenza di generosità che deriva dall'essere estranei a noi stessi ed agli altri, a differenza di altre culture che sanno affrontare qualsiasi crisi perché hanno interiorizzato che soltanto attraverso la comunità ogni cataclisma è superabile. , che non è uno stato come il nostro, ma un continente intero che è da sempre comunità.

L'amore deve prescindere persino dalla concezione dell'amore affettuoso, parentale e romantico e coincidere con l accettazione plenaria del nemico che diventa amico. Per questo si può e si deve mirare a non odiare persino chi per le sue azioni ci ferisce. Escludiamo le escludenze e includiamo chi ci esclude. La legge del taglione è nemica della condivisione, perché stabilisce che chi sbaglia deve pagare e ricevere un male pari o superiore a quello ricevuto, annullando così il valore del perdono. Quindi solo attraverso il perdono costante è possibile stabilire un'idea di comunità.. Oggi si parla infatti molto degli ultimi da salvaguardare, dell'essere fra gli ultimi, e di sostenere le categorie sociali più povere, ed è giustissimo avere questo pensiero solidale, ma si eccede con le parole in un buonismo che fa disconoscere ciò che ognuno di noi ha nel proprio cuore, che a priori non si conosce. Intendo dire che la stessa solidarietà va applicata anche per i nostri ultimi, quelli verso i quali proviamo distanza assoluta. Occorre perdonare Caino.

Se coloro che ad esempio si schierano a difesa degli immigrati divengono razzisti contro i leghisti, allora c'è una corruzione dell'animo umano. E' importante imparare a distinguere l'essere umano, anche nelle sue malattie psicologiche, da ciò che compie ed ha compiuto di male ed ai perché che vi stanno dietro. Perché esiste ancora oggi un profondo privilegio donato dalla misantropa sfortuna di nascere in un quartiere piuttosto che in un altro, di nascere nel degrado di un quartiere malavitoso, o di nascere economicamente ricco. Ognuno di noi ha il diritto d'essere affiancato da una comunità di persone che fraternamente, e senza giudizi, razzismo ed odio, indichino ed offrano ascolto e comprensione. E' importante comprendere che in fondo il razzismo è nel cuore dell'uomo, come l'ira, la gelosia, l'invidia, perché ognuno di noi ha nel suo cuore sia il bene che il male: il cuore dell'uomo è un abisso. L'importante è avere coscienza di ciò ed impegnarsi a non far prevalere il male, ma il bene, sacrificando il buonismo che contraddistingue quest'epoca. L'autocritica divenuta una qualità dell'animo assai rara, è la chiave d'accesso per quest'atto di umiltà intellettuale nel riconoscere questo tumore sociale. Si impara a non essere razzisti solo in un modo: spezzando il pane, stando seduti allo stesso tavolo a dialogare fraternamente con gente di tutte queste categorie sociali.

Il rispetto verso ogni essere umano è un dovere imprescindibile, pena l'essere esattamente identici a chi critichiamo. Riflettiamo dunque su chi sono davvero i nostri ultimi, quelli che scartiamo, i nostri paria, e su cosa possiamo cambiare nella nostra quotidianità per non essere più razzisti e discriminatori verso il diverso da noi.

Natale Anastasi


 
 
 

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