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"Se non sai suonare Giant steps non sai suonare jazz?" Dissento!

  • natanastasi
  • 23 dic 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

Come presupposto iniziale, non è mio intento essere inutilmente polemico, dato che non è una critica a nessun chitarrista in particolare, ma soltanto rivolta all' analisi della curiosa convinzione della vulgata popolare.

Non credo proprio che se non si sa suonare su questo standard non si sappia suonare jazz. Primariamente credo che il jazzista debba saper suonare il proprio strumento in maniera ottimale, sia per non avere problemi di salute e sia per la serietà che la Musica richiede.

E quindi che anche il chitarrista jazz debba saper suonare intanto la chitarra, e poi specializzarsi in un genere specifico. Il jazz ha tante tipologie espressive e tanti repertori, tra cui i possiamo ravvisare le ballads, gli swing, il blues jazz, il modale, il free, il bebop, il cool, il latin jazz, ecc . Pertanto asserire che sia essenziale la conoscenza dello standard coltraniano può essere a mio avviso avvalorata soltanto se si vuol approcciare quel tipo di stile, ma non per eseguire altri repertori di apparente minor difficoltà armonica. Non credo difatti che Giant Steps sia più difficile di uno standard come Autumn Leaves, di un blues, o di una Satin Doll. Si può essere ottimi jazzisti, così come lo sono stati tutti i grandi, per via delle proprie capacità creative da un punto di vista compositivo ed improvvisato, piuttosto che sulla versatilità di saper suonare tutti gli standards. Perchè conta l approccio allo spartito ed il fraseggio più che il destreggiarsi più o meno bene con i changes. Ogni brano va eseguito non con un approccio sempre analitico, sperimentatore, perchè la capacità del musicista sta anche nel saper interpretare lo stile della composizione sulla quale sta studiando. Ad esempio, molti eseguono Autumn Leaves senza un fraseggio convincente e senza considerare allo stile del brano. Improvvisare coltranianamente su tale standard va bene anche, ma come una possibilità linguistica di chi già sa come affrontare un brano scritto in un certo periodo storico. Non trovo che molti comprendano che gli spartiti siano scritti non a caso, ma come espressione di uno stile, o di un altro, e che per rendere musicale un improvvisazione bisogna entrare nel mood del brano, che in sè rappresenta un unicum.

Questo spesso si fa con Monk, con Bill Evans, con i brani di Wes Montgomery, con Django, ma non con il repertorio che nasce negli esordi di questa musica. Questo, credo, deriva da un ideologia bopperistica che ha volutamente decontestualizzato lo standard dal suo periodo storico e dal suo autore, per renderlo solo un motivetto sul quale elaborare improvvisazioni personali.

Ma si può eseguire per esempio un fraseggio rossiniano alla maniera di un fraseggio barocco? Perchè mai non si tiene conto della differenza che va posta nell'interpretazione dello stile, dato che si vuole approcciare il fantomatico jazz?

Oggi molti chitarristi, ripeto senza polemica, hanno voluto puntare su uno studio eminentemente più nozionistico, dando maggior importanza alle strutture logiche più elaborate, sacrificando però delle caratteristiche maggiormente più fondamentali, ossia la qualità del suono, la tecnica della mano sinistra e della destra, l approccio con il plettro, le diteggiature più adeguate per questo strumento, l equalizzazione, la precisione del timing a qualsiasi velocità (dal 40 Bpm alla semiminima in primo luogo, ancor prima di approcciarsi con le velocità più estreme), e lo studio dell amplificatore, che viene però dopo la padronanza dello studio sulla chitarra acustica.

Secondo me esiste una tradizione della chitarra jazz totalmente ignorata dai più, proprio per privilegiare l imitazione del fraseggio del sax, e questo lo trovo un grosso errore, sia per le carenze e i vizi che ne derivano da un punto di vista tecnico dello strumento chitarra, sia da un punto di vista prettamente musicale, perchè a prescindere dal genere e dallo strumento, la musica ha dei caratteri universali che vanno sempre considerati.

L invito pertanto non è riduzionisticamente quello di screditare Giant Steps, che ha la sua dignità e il suo valore per la storia della musica, ma non va visto come un esercizio di tecnica fine a se stesso, ma come un brano di musica che va eseguito musicalmente, con un fraseggio musicale, pregno di significato.

Trovo che la base per studiare il jazz non sia impossibile su uno studio astorico dello strumento, ma che anzi si debba svolgere tramite un percorso storico che debba quindi partire dallo studio della ritmica di accompagnamento e dei diversi stili di accompagnamento, sia da un punto di vista di voicings, quindi sia dall'armonia, sia dall'analisi degli stili, delle tecniche dei Maestri di questo splendido strumento, e poi dopo aver imparato a suonare Satin Doll, Autumn Leaves, Blue Bossa, All Of me, Billie's bounce, con la ricerca del legato, del concetto di frase e delle diteggiature più espressive, oltre che la visione delle geometrie sullo strumento e la lettura a prima vista, solo dopo si può iniziare a studiare qualche brano in cui potersi muovere, ma con una padronanza vera dello strumento. Quindi in una frase, per saper suonare jazz, bisogna prima conoscere la musica classica, la chitarra, saper suonare, avere un diploma di teoria e solfeggio, aver ascoltato il repertorio della chitarra classica ed acustica, e poi dopo si può andare a specializzarsi su una o più forme jazzistiche, ma chiaramente, se si vuol conoscere Coltrane, prima si deve padroneggiare la tradizione precedente a lui, perchè quello stile è incomprensibile altrimenti.

Oltremodo dannoso approcciarsi a quelle velocità estreme senza avere una padronanza tecnica di prim ordine, che serve a evitare anche il sopraggiungere di tendiniti. I chitarristi dovrebbero studiare il repertorio chitarristico quindi, allontanandosi dal voler imitare fraseggi adatti per altri strumenti, che purtroppo non possono essere trasferibili con stessa perizia tecnica da uno strumento all'altro, perchè i fraseggi di Coltrane non sono cuciti per la chitarra, ma per il sax, così come Django, Joe Pass, Wes, non possono essere eseguiti da altri strumenti. Ogni strumento ha i suoi limiti e i suoi punti forza, che vanno conosciuti e analizzati con la massima attenzione, prima di fare qualsiasi operazione trascrittiva, che rimane sicuramente un possibile avanguardia per lo strumento, ma non la linea identitaria, la Voce della chitarra, e a maggior ragione delle chitarre jazz, che fra loro non sono tutte uguali, ma hanno delle varianti espressive che le diversificano così come sono diverse la stratocaster dalla telecaster, dalla les paul, ecc.

Poi se a qualcuno piace trascrivere per chitarra il solo di Coltrane, va bene, ma a me sinceramente non ha mai preso e preferisco ascoltarlo dal sax. Poi con questo, se chi sa suonare la chitarra per come si deve si vuol studiare questo brano, lo affronterà con degli strumenti adatti, ricercando la corretta cantabilità non in maniera astratta e da adattare forzatamente con diteggiature prive di senso e scomode, in assenza di dinamiche, di colore, e di swing, in meandri di pattern imitati da altri strumenti, sui quali risultano, pur di assomigliare, invece che comprendere la chitarra. E' il mio uno spunto di riflessione verso chi si appresta a studiare questo strumento, poi chiaramente ognuno è libero di intendere la chitarra per come vuole. Il fulcro del mio discorso non è dunque: "Giant Steps non serve!", ma può essere utile non per sentirsi davvero bravi, perché la musica non è virtuosismo fine a se stesso, per chi non vuol competere con gli altri che la suonano, ma a chi è già un chitarrista preparato, che sa interpretarla chitarristicamente, e che non è adatta per chi non ha già maturato un percorso di anni e anni di studio sul proprio strumento, e che Giant Steps non è il banco di prova se un chitarrista sappia suonare jazz o meno, così come non si è tenori se non si canta o non si sappia cantare il Nessun Dorma.

E nemmeno che se qualora si sappia suonare questo standard non è mica vero che poi si sappia far cantare la chitarra su Take the a train con un bel fraseggio swing, o che si sappia suonare bene una ballad, o un blues, dato che ogni standard e ogni genere è una storia a sè, non comparabile con le altre.

Spero di non essere risultato troppo prolisso e definitorio, ma sono particolarmente sensibile sull'argomento.


 
 
 

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